Villa Monastero (Varenna)

 Domenica scorsa siamo tornati a Varenna sul Lago di Como, che ci piace tanto... ci siamo già stati l'11 agosto, ma questa volta abbiamo visitato Villa Monastero.


La villa si chiama così perché nasce dalla trasformazione di un antico monastero cistercense femminile del XII secolo. Tra il 1609 e il 1645 vennero portati a termine i lavori e negli anni la villa passò di mano a diversi proprietari fino al 1897 anno in cui divenne proprietà di un ricco imprenditore tedesco di Lipsia: Walter Kees che modificò il giardino a terrazze fino a estenderlo  per 2 km  lungo il lago in posizione leggermente defilata rispetto al borgo di Varenna. Anche l'abitazione subì delle ristrutturazioni che le conferirono l'attuale aspetto di dimora eclettica con gusto nordico.
La dimora venne requisita dallo Stato Italiano nel 1918 come debito di guerra, nel 1925 venne poi acquistata dalla famiglia milanese De Marchi, di origini svizzere che la donarono poi nel 1939 perché divenisse un bene pubblico e sede di un museo.


Il giardino si sviluppa su più terrazze dove trovano posto tantissime varietà di piante anche esotiche come cedri del libano, palme africane e americane, agrumi e cipressi, piante profumate e officinali, ed è adornato da diverse scalinate, balconi, statue e templi in stile neoclassico....



Adesso non è esattamente la stagione giusta, ma qualche gelsomino fiorisce ancora e profuma divinamente.



Tra le terrazze troviamo scalinate decorate con bordure che sembrano di pizzo, e infine il tempietto neoclassico immancabile nei giardini dell'800 che guardavano al nostro passato latino con invidia e ammirazione.




Il tempio qui su questa vista senza una particolare divinità racchiusa dentro, sembra suggerire a me che la semplice vista di questa bellezza dovrebbe rendermi simile a un dio, e che la capacità di goderne e saper vedere con gli occhi della meraviglia e dell'amore sia la via giusta per elevarmi.


Ovunque disseminati tra le piante, resti di manufatti umani come se fossero antiche testimonianze di un passato pieno di magia e sapienza


Il giardino sembra un posto magico, fuori dal mondo... complice anche questa luce che sembra ancora estiva e brilla sull'acqua turchese.










Quanta bellezza in questi scorci, un vero nutrimento per il cuore e la creatività.




Visitiamo dunque ora la Casa museo, che si divide in diverse sale e ambienti ciascuna con una precisa caratterizzazione. Questa di seguito è la Sala Nera.


Gli arredi di questa sala sono stati commissionati da Kees secondo il gusto Neorinascimentale presso la bottega del Palazzo Balbi a Venezia, secondo l'uso degli aristocratici dell'epoca.


Questo invece è il lampadario nella Sala Rossa:



Questa è la decorazione del soffitto del salottino studiolo...


Salendo la scalinata verso il secondo piano si incontra questa scultura posta in controluce contro la vetrata che ritrae il ratto delle Sabine, mentre sulla parete opposta troviamo un bassorilievo centrale contornato da due pannelli per lato decorati a piastrelle di maiolica raffiguranti esponenti del mondo dell'arte e delle scienze: Helmoltz (Fisico), Kant (Filosofo), Bach (musicista), Schluter (Architetto e Scultore). 

Un tempo la gente ricca e colta, non si limitava a circondarsi di lusso, ma il lusso doveva avere un significato, doveva testimoniare qualcosa di superiore, di interessante e per questo motivo lasciare la casa in dono allo Stato perché diventasse di Pubblico uso, come un museo, era un Dono veramente notevole.



Questa è chiamata Sala del Consiglio, di gusto neoquattrocentesco.


Passando tra i corridoi sempre finemente decorati si giunge infine alla Camera da Letto, tutta ammobiliata in noce biondo intagliato in stile neorococò, che pure ha un sapore già vagamente liberty...



Mi piace moltissimo il colore di questi mobili, tutta la stanza assume un calore particolare...



Nella teca di fronte all'armadio ci sono alcuni vestiti d'epoca, giusto per immaginare ancora meglio la padrona di casa...




Stupendo immaginare che in questa stanza, guardando da questa terrazza, la donna che indossava quei vestiti abbia suonato quel pianoforte...

Anche il Bagno in questa casa è un'esperienza in un un altro mondo,:si chiama Bagno di Re Faruk per l'ispirazione un po' orientale, un po' pompeiana... 


E comunque tutta la casa era riscaldata da un impianto centralizzato di fattura germanica, 
che funziona tutt'ora... 


Terminata la visita alla casa, si torna nel giardino sotto le fronde di un'immenso albero di Magnolia, talmente grande da occupare tutto lo spazio dalla terrazza alla superficie del lago.




Immaginate cosa possa essere mettersi qui sotto a leggere un libro all'ombra di questo gigante vivo...



E avere per distrazione il suono dello sciabordio delle onde e il colore turchese della profondità dell'acqua... Penso che in questa casa potrei viverci e ritirarmi a dipingere, suonare, leggere... 
diciamo che mi basterebbe uno degli appartamenti della servitù, non è che ambisco a stanze così sontuose, ma le suggestioni e ispirazioni che arrivano da un giardino così... 


Proseguendo oltre la magnolia si giunge infine alla limonaia dove ci sono invero tante varietà di agrumi, dal cedro al mandarino e persino il chinotto.



Ritorniamo all'ingresso della Villa passando da una via diversa e passiamo davanti ad un gruppo scultoreo di tre figure: La clemenza di Tito
L'opera fa riferimento ad un'opera lirica di Mozart che aveva interpretato un dramma ambientato nella Roma degli imperatori, in particolare l'imperatore Tito, famoso per la sua campagna di opere pubbliche a Roma per la generosità nel soccorrere la popolazione a seguito dell'eruzione del Vesuvio. Nel dramma Tito scampa miracolosamente ad una congiura a suo danno, scopre i traditori, li condanna, ma alla fine, inaspettatamente, li perdona tutti.


La storia narrata nell'opera tratta il tema del perdono e dell'amicizia che supera i malintesi e le meschinità dei deboli che quando hanno paura mentono pensando di preservarsi così. 
Anche nella scelta di questo soggetto c'è un preciso intento educativo e costruttivo. Come abbiamo visto ormai in diverse gite, penso ad esempio al giardino dei Durazzo Pallavicini a Genova, molti nobili facoltosi avevano questo intento quando spendevano i soldi, per lasciare una sorta di testamento filosofico alle generazioni future.


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