Sabato 25 giugno siamo stati all'eremo di Sant'Alberto da Butrio, un piccolo monastero situato sugli Appennini sopra Voghera, vicino al Passo Penice.
Il monastero non è grandissimo, di sicuro non come la Certosa di Pavia, nè come Montecassino, tuttavia ha una sua bellezza nel silenzio e nella tranquillità che vi abitano. E' possibile anche qui, come al Santuario della Madonna della Guardia, venire a trascorrere del tempo ospiti dei Monaci, condividendo la loro vita semplice fatta di routine di lavoro manuale e preghiera. un modo diverso per riposarsi dalle insensatezze della vita quotidiana. Trovo anche io che il lavoro manuale sia una grande medicina assieme alla meditazione.
Quest'eremo venne edificato intorno all'anno 1000 dal monaco Alberto di Butrio. Siamo nel medioevo più buio: l'impero romano era crollato, Italia percorsa dai barbari vincitori perdeva via via stabilità, benessere, conoscenze... strade che prima erano percorse dai messi dell'imperatore e dai ricchi mercanti di ogni parte dell'impero diventavano infide e precarie, a causa delle bande di barbari o predoni, i boschi si riappropriavano di spazi che prima erano percorsi dagli umani e nel deserto morale e culturale che si andava configurando pochi isolati luoghi custoditi dai monaci benedettini, i monasteri appunto, seppero conservare e tramandare la conoscenza e i valori cristiani oltre a tutto il patrimonio greco e romano.

All'ingresso della chiesa troviamo questa statua bianca di Gesù, che ci accoglie e ci invita ad entrare.
Varcata la soglia ci si rende conto subito che si tratta di un monastero medievale per via degli affreschi...
La struttura dell'edificio in realtà è composto dalla chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria, che è quella originaria edificata da Sant'Alberto, collegata a tre oratori adiacenti e comunicanti: il primo ambiente che si incontra varcata la soglia è l'Oratorio di Sant'Antonio ed è interamente affrescato con scene tratte dalla vita dei santi o della Bibbia.
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| San Giorgio e il Drago |
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| I quattro Evangelisti |
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| Scene di vita di Santa Caterina d'Alessandria |
La struttura interna dell'edificio è articolata su più ambienti collegati tra loro da scale.
La chiesa vera è propria è piccola e raccolta... A me piace sempre dedicare attenzione alle rappresentazioni della Madonna...
Ma in questo caso preferisco gli affreschi, sono più particolari.
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| Maria con Santa Lucia, Sant'Apollonia e Sant'Antonio Abate |
La cappella del Santissimo si trova a sinistra della Chiesa, e poi collegata ancora alla chiesa troviamo anche il mausoleo di Sant'Alberto dove sono raccolte le sue spoglie.
In questo spazio così diverso dalle classiche chiese, trovano collocazione diversi affreschi, uno dei più belli e particolari secondo me è questa Madonna, sia per la dolcezza dello sguardo, sia per i colori del mantello, che contrariamente all'iconografia tradizionale non è blu.
In fondo alla scaletta si raggiunge un chiostro sviluppato solo in una direzione, rivolto verso la pianura.
Come tutti i luoghi di culto isolati dal mondo, questo eremo offre una sospensione dagli affanni della vita, dalle piccole stupide preoccupazioni...
Nel giardino di fronte al chiostro si trova una statua di Gesù con un'enorme cespuglio di lavanda, assomiglia a quella che già si incontra all'ingresso del Monastero, ed entrambe come sempre hanno in evidenza il Sacro Cuore. Interessante confronto con le filosofie orientali: il fatto di mettere in esposizione il cuore di Gesù sembra suggerire una perfetta corrispondenza con il Chakra del Cuore che governa l'amore delle persone per se stesse e per gli altri sostenendo l'empatia, la compassione e il perdono.
In effetti in questo monastero aveva operato un monaco che poi è diventato santo: Frate Ave Maria, vissuto qui tra il 1923 e il 1964 conducendo una vita di santità, preghiera e penitenza. A lui sono rivolte numerose preghiere di fedeli alla ricerca di conforto e comprensione e intercessione. Dalla sua cella si vede uno scorcio di tetto con le tegole in cotto e il cielo...
Ma la cosa che più colpisce è una preghiera incorniciata: Desiderata.
Possibile che una preghiera rinvenuta a Baltimora negli U.S.A. nell'antica chiesa di San Paolo, possa giungere qua, nell'umile stanzetta di un monaco ?
In realtà il manoscritto fu scritto da un autore americano: Max Ehrmann, un poeta vissuto tra il 1872 e il 1945 nello stato dell'Indiana. Divenne famoso a partire dagli anni '60 e venne incluso nel materiale devozionale predisposto dal reverendo Frederick Kates per la sua congregazione, ma sull'intestazione del libretto veniva riportato l'anno di fondazione della chiesta di San Paolo appunto 1692. Da qui l'equivoco.
Non importa quando sia stato scritto. Penso sia una preghiera molto attuale e sempre valida da mettere in pratica nella propria vita.
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