Domenica 3 luglio sono stata in visita alla Villa Reale a Monza.
La Villa è stata costruita tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva di Ferdinando d'Asburgo, governatore generale della Lombardia Austriaca.
L'architetto Piermarini progettò un edificio a U secondo il gusto neoclassico dell'epoca, ma ispirato anche ai fasti della Reggia di Caserta, dato che egli aveva appunto partecipato come allievo del Vanvitelli alla costruzione di quest'ultima.
Alla fine delle guerre d'indipendenza Re Vittorio Emanuele II diventò Re d'Italia e Lombardia e Veneto passarono sotto il Regno dei Savoia. La villa venne donata nel 1868 dal Re Vittorio Emanuele al figlio Umberto I in occasione delle sue nozze con la Principessa Margherita e divenne residenza di villeggiatura della coppia che ne apprezzava la tranquillità data dal vasto giardino in cui era immersa. Purtroppo con l'assassinio del Re Umberto nel 1900 proprio a Monza, la villa venne abbandonata, e quasi tutta la mobilia e i suppellettili vennero trasferiti al Quirinale a Roma.
Nel 1934 il Re Vittorio Emanuele III ne fece dono al comune di Monza e Milano, ma solo nel 2014 la Villa venne recuperata e restaurata completamente, assieme a quel che rimaneva della mobilia che ora possiamo vedere.
Il percorso di visita inizia dal Primo piano nobile dove possiamo trovare la biblioteca, le sale di rappresentanza e gli appartamenti privati dei sovrani Umberto e Margherita.
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Questo è uno degli affreschi sopra le porte ad effetto simil bassorilievo |
Questi tavolini si sono salvati dal trasloco, poiché non piacevano al Re Umberto, e pertanto vennero lasciati qui. Si tratta di pezzi unici dell'ebanista Giuseppe Maggiolini, principale esponente in questo campo della corrente tardo barocca e neoclassica.
E in particolare l'ambiente più spettacolare è a parer mio la biblioteca, interamente rivestita di legno intagliato e intarsiato, dove la regina Margherita amava studiare, poiché era una donna molto colta, infatti in particolare si era appassionata alla Divina Commedia di Dante. A corte gestì un circolo culturale a cui partecipavano diversi poeti e intellettuali dell'epoca, tra cui Giosuè Carducci, Edmondo De Amicis e Alessandro Manzoni per citare alcuni dei suoi conoscenti. Ella si interessava di tematiche che di solito restavano all'esterno dei palazzi reali più inclini a serate frivole, e i suoi ospiti non venivano scelti in base al rango, cosa che aumentò la sua notorietà e popolarità.


La regina Margherita era molto giovane quando si sposò e al pari della Principessa Diana d'Inghilterra degli anni '80, non sapeva che il Principe aveva già una relazione amorosa con la nobildonna Duchessa Eugenia Litta. Sebbene poi abbia scoperto la tresca e si sia giustamente indignata, non è mai venuta meno ai suoi doveri di sovrana. Cattolica convinta e sostenitrice del marito che influenzò notevolmente nelle scelte politiche, si trovò a rivestire un ruolo importantissimo di mediazione tramite le sue feste mondane che in realtà rappresentavano momenti diplomatici poiché servivano a rafforzare i legami con le famiglie aristocratiche che mantenevano legami con la famiglia reale e gli aristocratici che invece erano schierati con il Papa, oltre che esponenti politici dell'opposizione. Non dimentichiamo infatti che lo Stato pontificio aveva perso altri territori con la costituzione del Regno d'Italia e i rapporti tra lo Stato Italiano e lo Stato Pontificio erano tesi. L'aristocrazia si era spaccata in due: chi a favore del Re e chi a favore del Papa. In questo difficile clima operava la Regina con i suoi salotti e intrattenimenti, facendosi amare e ricordare con i suoi modi impeccabili e la sua cultura.

Usciti dalla biblioteca si attraversano vari ambienti sempre molto ricchi, che conducono alle camere private dei Monarchi e alla sala delle udienze
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Lo stemma dei Savoia |
Adoro i mobili con i cassetti: mi sembra siano perfetti per l'ordine...
Una vera cabina armadio
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Bagno del Re |
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Sala delle Udienze |
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Il libro degli auguri per le nozze |
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Il Bagno della Regina |
Si giunge infine alla sala da ballo che occupa in altezza due piani, e come tutto il resto della reggia era illuminata con lampadari funzionanti a luce elettrica, secondi al mondo dopo New York...
Un dettaglio molto particolare: i bassorilievi che decorano le pareti sono in realtà dipinti che imitano l'effetto del bassorilievo.
Successivamente troviamo saloni e saloni immensi, vuoti, ma con dei soffitti e porte e finestre da sogno...
Queste stanze vuote sembrano risuonare delle voci di quei tempi, e sebbene vuote, nella mente una folla di personaggi si muovono, come se fossero registrati in queste pareti, in questi pavimenti...
Fanno lo stesso effetto di una casa quando si trasloca, la casa che si lascia, così densa di avvenimenti, eppure tutto resta impresso in quei muri, neppure spostando i mobili e gli oggetti di chi ci viveva si perdono le voci e i pensieri di chi ci viveva. Impossibile non pensare: "Su questo punto dove io cammino facendo foto, ha posato il piede magari la regina Margherita e calcando il mio sul suo piede è come se un po' di lei mi arrivasse nell'animo..." e nei corridoi, nei disimpegni per la servitù sembra quasi di poter sentire il chiacchiericcio di servizio, le notizie, i pettegolezzi ...
Salendo al secondo piano nobile si trovano gli appartamenti per il Principe di Napoli, ovvero il figlio Vittorio Emanuele III che aveva ricevuto questo titolo poiché era nato a Napoli, e gli ospiti: la Duchessa di Genova e l'Imperatore di Germania.
Ma prima di visitare le stanze del secondo piano, dopo la lunga scalinata che porta dal primo al secondo piano troviamo una sorta di disimpegno con un enorme lampadario recante dei simboli esoterici: il Nodo marinaresco con il simbolo dell'Infinito e la scritta FERT che è il Motto di Casa Savoia adottata da Amedeo VI nel 1364 in occasione di un torneo cavalleresco tenutosi a Chambery.
Sul significato di questa scritta vi sono diverse interpretazioni: secondo alcuni potrebbe essere intesa come terza persona singolare del verbo latino FERO, che vuol dire portare, condurre, sopportare, esaltare, ottenere...
Oppure potrebbe essere un acronimo, ovvero una parola creata con le iniziali di altre parole, e qui ovviamente le interpretazioni spaziano ...
- Fortitudo Eius (Amedeo VI) Rhodum Tenuit (Episodio leggendario in cui Amedeo VI di Savoia si recò a Rodi per liberarla dall'assedio dei Turchi)
- Fides Est Regni Tutela (La fede è la protezione del regno)
- Foedere Et Religione Tenemur (siamo legati da legge e religione)
Uscendo da una visita ad una villa di campagna dei Re della Storia mi sento molto frastornata: da una parte è immancabile l'ammirazione per la ricchezza di dettagli e decori, gli arredi, la finezza degli stucchi e dei lampadari... quanti meravigliosi mobili, arredi, pavimenti e soffitti... la biblioteca così elegante e ricca di finiture funzionali alla catalogazione dei volumi e la loro consultazione... quanto gusto per l'eccellenza e per la ricerca del bello...
Eppure non posso fare a meno di pensare: E' sostenibile tutto ciò?
E' pensabile che poche persone possano vivere in questo lusso, circondate da così tanta densa maniacale ricerca di decoro da risultare quasi barocca?
Tutto ciò si può comprendere solo ricordando che quell'epoca era attraversata da correnti di pensiero che giustificavano l'esistenza di persone speciali, superiori che abbiano un livello di cultura e capacità di analisi e critica della realtà tali da avere a buon diritto il potere di vita e morte sugli altri, e che perciò potessero avere a buon diritto un profondo e concreto beneficio nello stare immersi in un quotidiano così.
L'esperienza mi ha insegnato che non tutti sanno apprezzare la natura, l'arte, non tutti hanno un pensiero critico su quel che succede al mondo, non tutti hanno sviluppato una coscienza collettiva, una consapevolezza di essere parte di un unico grande organismo... e in quanto artista, sento di avere a volte una sensibilità diversa come se avessi degli occhiali per vedere meglio...
Tutto ciò mi rende molto ricettiva alle forme di bellezza che provengano dal mondo della Natura, o che provengano da altri artisti, altre epoche, e anche io nel mio piccolo, nelle mie possibilità, amo circondare il mio mondo quotidiano di oggetti e arredi che mi diano gioia, mi raccontino bellezza.
Quel che trovo un po' inaccettabile è l'accumulo insensato, come se possedere tante e tante forme di bellezza possa in qualche modo arricchirmi per sempre, possa staccarmi dagli altri. In verità faccio parte della stessa astronave Terra, e la mia gioia consiste molto spesso nella condivisione e contemplazione del Bello, senza necessariamente possederlo.
Perciò no, non credo che la via giusta per un futuro sostenibile sia delegare una persona superiore, un Re a scegliere per noi e imporre al popolo ignorante delle scelte per il bene collettivo. Se la collettività non vede questo bene, sarà sempre restia e inerte.
Io credo che sia necessario portare la visione superiore, gli occhiali per vedere meglio a più persone possibili, e tramite la condivisione delle risorse e delle conoscenze raggiungere tutti o la maggior parte di noi un livello di consapevolezza superiore. Solo così sarà possibile fare la differenza.
Pensare che solo pochi abbiano la Visione d'insieme, e solo pochi possano fare la differenza, è un'estensione della psicologia narcisista destinata alla frustrazione costante e al fallimento.
Perciò apriamo le regge del passato, visitiamole, mostriamo quanta bellezza si può ricercare, per poi espanderla in ogni piccolo aspetto del nostro quotidiano. Questo manierismo alla bellezza sia d'ispirazione a non accettare più nessuna forma di squallore, nessuna forma di degrado, tanto nel mondo sensibile quanto nel mondo interiore.
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